Ci sono momenti in cui per noi adulti è più facile e immediato catalogare i comportamenti fastidiosi, disfunzionali e esasperanti dei nostri bambini come “capricci”. La stanchezza, lo stress, il nervosismo e le nostre emozioni ci portano inevitabilmente a perdere le staffe (oltre che la fiducia in noi stessi), a sentirci impotenti e frustrati/e. “Lo fa apposta, mi sfida” ci ripetiamo.
Ma è davvero così? Vediamolo.
Ciao, sono Elisa e ho 2 anni. La mia nonna mi ripete spesso che sono capricciosa. Lo vedo dal suo sguardo che è infastidita dai miei pianti, dalla mia rabbia e dai miei “no”. Sto imparando piano piano che sono una persona diversa rispetto a mamma e papà, che ho una mia identità e con il tempo costruirò la mia personalità. Ma ho bisogno di oppormi per farlo, ho bisogno di sperimentare e testare l’ambiente, ho bisogno di mettere in discussione le regole. I miei non sono capricci, ma manifestazioni di bisogni, che vorrei fossero visti, accolti e convalidati. Io non ho ancora la consapevolezza, l’abilità, la capacità linguistica ed emotiva per dire “Sono a disagio”. Non ho ancora imparato a gestire la frustrazione, ad accettarla. Ma non giudicatemi per questo. Piuttosto ascoltate la mia richiesta, accoglietela, senza necessariamente soddisfarla. Ma riconoscetemi almeno il diritto di provare emozioni faticose e di manifestarle nell’unico modo che conosco.
I capricci non esistono. Il termine più appropriato è crisi di rabbia e si tratta di comportamenti fisiologici tipici dell’età prescolare, in particolare della fascia 0-3. Progressivamente questi comportamenti dovrebbero scemare con l’aumentare dell’età e assumere forme più adeguate.
Ma non dimentichiamo che dietro ad ogni comportamento si cela un bisogno profondo e latente, un messaggio importante, una richiesta, un motivo. I bambini non fanno nulla per caso, non hanno l’intenzionalità adulta. Non sono ancora in grado di esprimere a parole le emozioni che provano, specie se intense, difficili e ingestibili.Non per questo, però, bisogna assecondare ogni loro comportamento, tantomeno ignorarlo: vogliono sempre comunicarci qualcosa. La vera domanda è: quanto siamo disposti a metterci in gioco, ascoltare accogliere e comprendere i cosiddetti “capricci”? I bambini hanno bisogno di guida, esempio, empatia, supporto e comprensione.
“I capricci non esistono. Sono una fandonia che hanno inventato gli adulti per dare un nome a una loro difficoltà”. Stefania Andreoli