Fare ordine è noioso, faticoso e ai bambini (e forse alla maggior parte di noi) non piace. Bene lo abbiamo detto, credo sia ormai un dato di fatto. Ma non per questo dobbiamo vivere nel disordine e, soprattutto, il riordino non deve diventare per forza un momento di urla e minacce costanti.
L’ordine piace, dà serenità e calma. L’ordine esterno contribuisce al nostro ordine interno e questo ci fa stare bene. Ma il momento del riordino, a volte diventa estremamente faticoso. Ci sentiamo rispondere dai bambini grossi “no”, “non ne ho voglia”, o, la cosa che preferisco, inventano delle scappatoie pur di evitare il momento: “vado a lavare le mani”, o “devo andare in bagno, me la sto facendo addosso” o ancora “riordina tu, io ti guardo” sono le più gettonate.
E ci ritroviamo a entrare nel circolo vizioso della rabbia, che ci porta inevitabilmente ad alzare la voce e innervosirci, fino ad arrivare al culmine: le troppo classiche frasi minatorie che ci siamo sentiti dire tutti da bambini “Se non sistemi subito, butto tutti i tuoi giochi” o altre frasi che liberano tutta la fantasia di un genitore arrabbiato. I miei genitori, ad esempio, addossavano tutte le responsabilità “al Signore del camion” che passava la notte e si portava via tutti i miei giochi che trovava in disordine. Una mattina, non trovando più nulla in camera, ho guardato mio padre e gli ho detto “Ma dai, il signore del camion ha portato via tutto, ma si è dimenticato di prendere il carrellino della spesa”. Beata ingenuità.
In questo articolo vorrei fornire delle strategie pratiche per riordinare senza stress e vivere questo momento in modo ludico e divertente, per quanto possibile.
Queste sono alcune delle strategie che ogni giorno utilizzo in classe nella scuola dell’infanzia dove lavoro. Ovviamente non sono ricette magiche che funzionano sempre, a volte c’è bisogno di molta più pazienza. Altre volte la pazienza si perde.
Cerchiamo di trovare un equilibrio in questa fase, pensando al riordino come un momento di tempo condiviso e di creazione di un’abitudine, non come un obbligo passivo al quale il bambino deve sottostare.
E voi quali di queste strategie utilizzate già? Quale invece vorreste provare a mettere in pratica? Fatemi sapere nei commenti, mi piace leggervi.