CONSENSO, RISPETTO E FESTE DI NATALE

In questi giorni si sente spesso parlare di consenso e rispetto. Si tratta di tematiche che dovrebbero essere all’ordine del giorno in educazione, eppure, a volte, sono ancora sconosciute e trascurate. Non mi soffermerò sul fatto che in Italia, ad oggi, l’educazione sessuale, emotiva e affettiva non rientri tra gli insegnamenti obbligatori nelle scuole (mi pare assurdo, ahimè). Al contrario, vorrei focalizzarmi su cosa possiamo fare nel quotidiano per educare al consenso e al rispetto i nostri bambini. E le feste di Natale rappresentano un terreno estremamente fertile per parlarne.

Cos’è l’educazione al consenso

Partiamo dalle basi: educare al consenso. Significa educare al rispetto, ai confini, ai limiti, non solo a livello fisico, ma anche emotivo e relazionale. Significa fornire a bambini e bambine una cassetta degli attrezzi per la vita, che consenta loro di prendere fiducia nelle proprie scelte ed emozioni e rispettare quelle altrui.

E’ importante iniziare fin da piccolissimi l’educazione al consenso perché troppo spesso i bambini vengono ancora presi, spostati, toccati, quasi come fossero oggetti, “forzati” a mangiare, a dormire e a rispettare regole che nemmeno comprendono. Insomma, la maggior parte delle volte siamo noi a scegliere per loro, senza tenere in considerazione il loro sentire.

  • Inizia a fare molto caldo, siamo al parco giochi e mio figlio ha ancora indosso il maglione pesante. Vado subito a toglierlo senza pensare che magari lui sta bene con quella temperatura.
  • La mia bambina ha la pancia tutta scoperta. Corro a coprirla altrimenti si ammalerà.
  • Il mio bambino ha il naso che cola e, senza chiedere il permesso, vado a soffiargli il naso mettendogli le mani in faccia.

Esempi banali, ma efficaci. Considerare i bambini persone, significa proprio pensarli in grado di decidere, rispettare la loro volontà e le loro scelte. Chiedere il permesso prima di toccare il loro corpo, anche se le nostre attenzioni sono a fin di bene. Rispettare le loro emozioni, pur essendo lontane dalla nostra comprensione adulta e razionale.

“NO!”

I “no” dei bambini spesso vengono vissuti da noi adulti come “capricci” (chi mi conosce sa che non amo usare questa parola!), come sfide e ripicche. In realtà, per una serie di studi e ricerche delle neuroscienze (non me lo sono inventata), l’opposizione dei bambini non è altro che espressione della loro volontà, della loro identità e dei loro pensieri e, in quanto fondamentali per la crescita, dovrebbero essere validati, accolti* e rispettati.

*ALT, so già che qualcuno inizierà a storcere il naso e a pensare “Certo, lasciamogli fare tutto quello che vogliono. Poi vediamo come crescono. Non impareranno il rispetto”, eccetera, eccetera, eccetera. La frase che ho scritto non intende demandare tutte le scelte di vita e sicurezza in mano ai bambini. Ma presuppone un cambio di prospettiva: io adulto accolgo il tuo “no”, lo comprendo e lo rispetto, ma non per questo lascio che tu decida. “Capisco che in questo momento non vuoi andare a lavare i denti e preferisci continuare il tuo puzzle, io ho interrotto il tuo impegno nel gioco. Vedo che ti stai impegnando tanto, quando hai finito il puzzle andiamo a lavare i denti”. 

Spesso i “no” dei bambini ci permettono di mettere in discussione il nostro operato e chiederci se davvero in quel momento è necessario agire in un certo modo. Al contrario “Capisco che vorresti mettere le infradito per andare sulla neve, ma non è possibile. Vuoi mettere le scarpe nere o rosse?”.

Rispettare i “no” dei bambini non significa lasciare che facciano tutto quello che vogliono. Le regole e i limiti sono importantissimi per una crescita sana dei bambini. Ma la voce dei bambini e i loro pensieri hanno la stessa importanza. Iniziamo a considerare i “no” come tappa fondamentale per diventare davvero una persona, come comprensione di un senso di sé separato dagli altri, come “Ehi, ciao, ci sono anche io e voglio far sentire la mia voce.”

Frasi che non rispettano i bambini

  • Se non dai un bacio / abbraccio la mamma, il papà (o parente di turno) piange. (Si chiama ricatto emotivo e dobbiamo smetterla di utilizzarlo con i bambini!!!)
  • Se non mi abbracci / baci non ti compro più nulla.
  • Condividi i tuoi giochi, altrimenti non invitiamo più nessuno a casa.
  • Smettila di fare questi capricci / Sei proprio capricciosa/o.
  • Non piangere!
  • Ma capisci quando parlo?

Feste di Natale, parenti mai visti e obblighi mascherati da gentilezze

Alzi la mano chi da bambino si è sentito dire almeno una volta queste frasi: “Vai a dare un bacio alla zia (che non vedi mai e non sai nemmeno della sua esistenza)”, “Abbraccia l’amico del cugino di papà”, “Forza, saluta la signora che incontriamo per strada”.

Alzi, di nuovo, la mano chi avrebbe voluto (e forse lo ha fatto) rispondere un bel “NO!!! Non mi va”. 

Io ho alzato entrambe le mani.

Siamo stati abituati a obbedire ad un’autorità perché “L’adulto sono io e tu devi fare quello che dico”.

Ma fermi tutti: il rispetto deriva dal rispetto. E non dalla paura! Specialmente in questo periodo, fatto di eccitazione, magia e agitazione, ascoltiamo i bisogni dei bambini: loro vivono in maniera diversa le feste di Natale. Non obblighiamoli a baciare, abbracciare parenti sconosciuti (o anche conosciuti) per ringraziare dei regali o solo per fare gli auguri. Soprattutto, chiediamo il permesso ai bambini prima di prenderli in braccio, baciarli e abbracciarli. Il corpo deve essere rispettato, così come le emozioni.

Se i bambini esprimono la propria volontà è compito nostro accogliere e far comprendere, in maniera assertiva, alle altre persone che non c’è cattiveria nelle loro azioni. Semplicemente si esprimono.

In queste feste di Natale vi auguro di definire le vostre priorità, come genitori e come famiglia. Mettetevi in ascolto dei bisogno dei bambini, rispettate i loro tempi e le loro volontà: educare al consenso parte dalle piccole (grandi) cose.

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